TORRE ASTURA
Pochi lo sanno, ma stendere il telo da mare sulla spiaggia di Torre Astura significa adagiarsi sui posti scelti da imperatori,
nobili e notabili romani che su quel tratto di arenile avevano edificato le loro ville più suntuose dotate di peschiere per l’allevamento
soprattutto di murene, uno dei pesci preferiti dai romani.
Al tempo dei romani alla foce dell’Astura esisteva un approdo collegato alla via severiana ed in questa zona erano sorte molte ville tra cui sicuramente una di Cicerone; di questa circostanza abbiamo sicura notizia nelle cronache della sua fuga da Roma per sfuggire ad Antonio.
Sui resti di una villa romana in parte realizzata su un’isoletta artificiale (e munita di una grande peschiera ancora visibile) la famiglia Frangipane aveva costruito, intorno al 1200 una torre con un recinto di difesa contro i Saraceni che scorrazzavano nella zona.
Questa fortezza venne collegata alla riva da un ponte in mattoni.
Fu qui che nel 1268 si consumò il tradimento dei Frangipane verso Corradino di Svevia che aveva loro chiesto rifugio dopo la battaglia di Tagliacozzo.
Corradino fu vendicato: narra il Gregorovius che ‘nel 1286 i Siciliani, dopo i Vespri Siciliani, al comando del capitano della flotta Bernardo da Sarriano,
giunsero davanti a Torre Astura, la semidistrussero e pugnalarono il figlio di Frangipani’.
Dopo di allora la Torre passò in proprietà dei Caetani e degli Orsini fino ad arrivare, nel 1496 nelle mani della famiglia Colonna che ristrutturò e potenziò la fortezza portandola alle dimensioni e alle forme attuali, con la torre pentagonale.
Nel 1594 il castello di Torre Astura fu venduto alla Camera Apostolica che la integrò nel sistema delle torri costiere laziali, rinforzandola con murature fatte alla difesa dalla nuova arma: l’artiglieria.
Nel settecento furono apportati adattamenti interni per adibirla ad abitazione.
Dopo essere passata, nel 1831, in proprietà ai Borghese, fu ceduta allo Stato, nella seconda metà del secolo scorso fu acquistata dal comune di Nettuno.
Varie tracce di questo luogo restano negli scritti di viaggiatori e poeti.
Gregorovius ne scrive per ben dodici pagine nelle sue ‘Passeggiate per l’Italia’ decantando il luogo (selvaggio, a quei tempi)
e dedicando molto spazio alla vicenda di Corradino per cui esorta i tedeschi a venerare questo sito come uno dei luoghi dell’ epopea Sveva.